La Scuola di Barbiana è una scuola partigiana, che non ha paura di schierarsi e prendere posizione, assumendosi tutto il peso delle conseguenze. A partire dal suo fine ultimo, che è quello di dare ai figli di contadini analfabeti – gli stessi che la scuola statale respinge – la possibilità di esercitare una piena cittadinanza.
In questo senso è una scuola che incarna perfettamente il monito contro l’indifferenza enunciato con splendida forza da Antonio Gramsci mezzo secolo prima: “Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete.
L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.
E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passar da pazzi.
Meglio passar da pazzi che essere strumento di razzismo.