Uno dei motti latini giunti fino a noi è mens sana in corpore sano, ma così come l’uso comune fraintende il significato originale attribuito a questo motto da Giovenale, anche la scuola statale fraintende il significato dell’educazione fisica e non riconosce nella fisicità montanara e contadina dei giovani barbianesi – più autentica di quella artificiale dei giovani cittadini – un livello sufficiente per superare gli esami e per essere ragazzi felici.
Anche questo aspetto della Scuola di Barbiana anticipa di decenni il tentativo odierno di cercare una mediazione tra lo stile di vita sedentario che caratterizza l’esistenza dei più e l’edonismo che sfocia nell’esasperazione della cura del corpo e dell’aspetto fisico.
Agli esami di ginnastica il professore ci buttò un pallone e ci disse: «Giocate a pallacanestro». Noi non si sapeva. Il professore ci guardò con disprezzo: «Ragazzi infelici».
Anche lui come voi. L’abilità in un rito convenzionale gli pareva importante. Disse al preside che non avevamo «educazione fisica» e voleva rimandarci a settembre.
Ognuno di noi era capace di arrampicarsi su una quercia. Lassù lasciare andare le mani e a colpi d’accetta buttar giù un ramo d’un quintale. Poi trascinarlo sulla neve fin sulla soglia di casa ai piedi della mamma.
M’hanno raccontato d’un signore a Firenze che sale in casa sua con l’ascensore. Poi s’è comprato un altro aggeggio costoso e fa finta di remare. Voi in educazione fisica gli dareste dieci.
Tra il 1958 e il 1960
Piero Cantini: 1964 o 1965
Probabilmente il Professor Nicoletti
Piero Cantini: Agostino Ammannati
Mileno Fabbiani: Vicino a dove ora si trova la piscina
Mauro Baglioni
Educazione fisica