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Poesia: “Il Fiore di Barbiana” di Daniele Lazzeri

17/12/2012

Il fiore di Barbiana

 

Del tuo respiro sono ancora

intrisi

i ciottoli sparsi sulla strada

di Barbiana,

ripida e selvaggia ancora,

oggi conduce a paradiso di pace.

 

Ma non era questo il senso.

 

Isolamento nel corpo

antico della terra

il confino come risposta

alla parola

ruvida e sferzante

– semplicemente I care.

 

Non si misura la grandezza

di una vita

dalla grandezza del luogo

in cui si è svolta,

dicesti reagendo all’ordine

così lapidario,

tu, servitore mai servo.

 

Dio si trova ovunque,

soprattutto qui,

nei destini già solcati nei campi

duri come zolle d’inverno,

odore di sterco e fatica

secolare,

assente anelito di riscatto.

 

Pedagogia di penna

e coscienza,

arduo compito incidere

su rozze tavole di legno

cifre di speranza,

la legge è soprattutto cuore,

l’obbedienza non è virtù.

 

Oggi altro sarebbe, forse,

il linguaggio

– lettere mischiate

mosaico diverso –

non l’evangelica sostanza.

 

Ineffabile e vivo

come il segreto lavoro

degli insetti,

è il tuo richiamo

tra lastre consumate

in pietra

– era allora la vasca

dove tanti figli nuotavano

e tu

nei loro occhi indovinavi

le cose belle

che avrebbero visto.

 

Qui a Barbiana

ora sei

una scarna tomba

di terra,

cosa unica con la terra,

 

fiore che ritorna.

 

Sei il tuo testamento,

ancora parola

urgente d’amore e fede:

 

ho voluto più bene a voi che a Dio.

 

a Don Lorenzo Milani

 

(Daniele Lazzeri, 2011)