sabato, Luglio 27, 2024
In EvidenzaNews

La Fondazione: orecchie per ascoltare il gemito di chi soffre e bocca per parlare a difesa degli ultimi. Intervista al Presidente Agostino Burberi

Pubblichiamo un’intervista che il Presidente della Fondazione don Lorenzo Milani Agostino Burberi ha rilasciato a Marco Sbardella, ricercatore del Center for Generative Communication dell’Università di Firenze che recentemente ha iniziato a collaborare alle attività di comunicazione della Fondazione.

L’intervista intende riflettere sul presente e sulle strategie di sviluppo future della Fondazione, considerando il drammatico periodo di pandemia che stiamo attraversando che ci impone una considerazione nuova della nostra storia, dei nostri modelli di sviluppo e delle nostre relazioni sociali. Una situazione inedita, che ha aggiunto alle vecchie, nuove e drammatiche ingiustizie, emarginazioni e discriminazioni. Che fare? Vorremmo riflettere sulla necessità di “cambiare strada”. Sognare ed agire per un futuro migliore: più giusto, solidale, sostenibile, dove la scuola riscopra la sua centralità nella costruzione del cittadino consapevole, critico e responsabile. Vorremmo, alla luce dei messaggi ancor graffianti di don Lorenzo Milani, che la Fondazione fosse in grado di avere orecchie per ascoltare il gemito di chi soffre e bocca per parlare a difesa degli ultimi.

 

Buonasera Presidente e grazie per la disponibilità. Iniziamo con la prima domanda: Lei è stato eletto in un momento inedito per la storia non solo della Fondazione ma dell’intera nostra società e del pianeta. Alla luce di questo, quali saranno le priorità della Fondazione durante il suo mandato?

Per prima cosa vorrei ricordare che io assumo la carica di Presidente a seguito di due dolorose scomparse: prima quella dello storico presidente e fondatore Michele Gesualdi e poi quella del secondo presidente Carlo Carotti. Queste due mancanze si sono fatte sentire, anche perché dentro la Fondazione c’erano visioni diverse su come impostare il futuro della Fondazione stessa. L’intervento di Toschi quest’estate ci ha aiutato a trovare la via, attraverso un’idea che io già sostenevo da tempo, quella di aprire la Fondazione. Siamo partiti da un’analisi che ci ha mostrato che la Fondazione non è conosciuta come dovrebbe, a differenza del pensiero di Don Milani e dell’esperienza della scuola di Barbiana, che sono molto noti. Io, quindi, ho accettato la sfida di aprirci, a partire dall’interno, con la costituzione di 15 commissioni – coordinate dai membri del Consiglio di Amministrazione – che si occuperanno di altrettante aree di intervento. Inoltre, nel mio lavoro sono coadiuvato da due vicepresidenti: Lauro Seriacopi e Sandra Gesualdi.

Il primo impegno, quindi, è quello di mettere nelle condizioni tutti i membri del Consiglio di Amministrazione di lavorare al meglio per la Fondazione; un CdA che in passato vedeva alcuni membri più impegnati, ma che in sostanza si riuniva soltanto una volta all’anno per l’approvazione del bilancio.

Un’altra scelta importante che abbiamo fatto, un percorso che dura da quasi un anno, è stata quella di modificare lo Statuto, in modo da allinearci alle nuove norme sul terzo settore. La grande novità è rappresentata dal fatto che accanto ai soci fondatori, ci siamo aperti all’accesso di soci sostenitori e volontari.

Abbiamo deciso di aprirci maggiormente anche all’esterno, verso tutti coloro che in Italia e nel mondo si sentono vicini alle idee del nostro maestro, che vengono a Barbiana a respirare quell’aria, che ci invitano nelle scuole e nelle parrocchie per chiederci di condividere pezzi di quel vissuto e rifarsi a quell’esperienza. Il CdA ha sposato questa impostazione e anche grazie alle tecnologie della comunicazione stiamo cercando di sopperire alle limitazioni agli spostamenti imposte dalle norme finalizzate alla riduzione della diffusione della pandemia. Stiamo lavorando alla costituzione di un Archivio storico per raccogliere e dare accesso a tutte le fonti di cui siamo in possesso, ma al tempo stesso ci stiamo aprendo a tutti coloro che vogliono dare un loro contributo alla Fondazione.

Il messaggio di don Milani, lo sappiamo, è sorprendentemente attuale. Se dovesse individuare alcuni nuclei di quella testimonianza da tenere a mente oggi, per cercare di uscire nel migliore dei modi da questa pandemia – che non è solo sanitaria ma anche culturale -, quali sarebbero?

Il primo è “I care”, essere interessati agli altri, al gemito della storia, del mondo e della natura. Farsene carico, prendersene cura nei limiti delle nostre possibilità. In questo momento in cui ciascuno cerca di salvare se stesso io credo che questo sia l’insegnamento centrale che ci ha dato don Lorenzo e più recentemente Papa Francesco.

L’altro messaggio è: non abbandonare nessuno, non lasciare nessuno indietro. Da questo punto di vista noi abbiamo già iniziato a mettere in piedi alcune attività, ma sentiamo con dolore tutta la nostra insufficienza. Chi sono gli ultimi oggi? Sono quelli che arrivano con i barconi, sono quelli che non riescono a sbarcare il lunario, sono tutti quelli che ci circondano con le loro povertà materiali e spirituali e che nell’ultima Enciclica il nostro Papa ha messo a fuoco.

Una prima iniziativa della Fondazione in questo senso consiste nel progetto che abbiamo presentato al Ministero dell’Istruzione, dal titolo La parola fa eguali. Si tratta di un progetto da realizzare a Prato, che coinvolge una scuola intitolata a don Milani e alcune associazioni del territorio per insegnare l’italiano – attraverso i ragazzi della scuola – ai genitori di diverse etnie linguistiche. Dobbiamo realizzare tanti progetti di questo tipo.

 

Un altro progetto è quello che si sta portando avanti nella falegnameria di Piero Cantini, per formare giovani italiani e stranieri e dare loro competenze in un settore in cui c’è bisogno di giovani. Anche Barbiana, se ci pensiamo, era una scuola professionale, dove si imparava facendo: tutto quello che c’è, tavoli, sedie, astrolabio, ecc., sono tutte cose che abbiamo imparato a fare con il nostro maestro. Questo è un insegnamento importante che vogliamo portare avanti. Purtroppo adesso, a causa della pandemia, abbiamo dovuto chiudere Barbiana, ma cercheremo di rendere tutto questo visibile attraverso il web.

Un’ultima domanda. Qual è il messaggio che vuole mandare alle tantissime persone che, non solo in Italia ma in tutto il mondo, si sentono vicine ai valori e alla missione della Fondazione e che magari potrebbero o vorrebbero partecipare alle sue attività?

La Fondazione è aperta a tutti coloro che si rifanno alle idee e al pensiero del nostro maestro, un pensiero che ancora oggi è di grande attualità. Tutti coloro che vogliono contribuire, dare una mano, proporre idee, troveranno la nostra porta aperta. Vogliamo aggregare le scuole, le forze sociali, tutti coloro che sono impegnati nel volontariato e nella solidarietà: è il fare quotidiano di tutti, ciascuno nel suo piccolo, che cambia la società.

Abbiamo quasi completato la preparazione del Sentiero della Resistenza, che si affianca al Percorso della Costituzione. Questo nuovo progetto nasce dalla volontà di far capire alle scolaresche e ai giovani che vengono a Barbiana che la Costituzione non è caduta dal cielo ma che è frutto del sacrificio di tanti giovani che hanno lottato per ottenerla. Se le condizioni generali legate allo sviluppo della pandemia lo renderanno possibile, vorremmo inaugurare il Sentiero della Resistenza in presenza, il prossimo 25 aprile.

Recentemente abbiamo anche raggiunto un’intesa con il Ministero dell’Istruzione per una collaborazione centrata sul recupero degli ultimi e sul contrasto all’abbandono scolastico. Con le tecnologie che oggi usiamo sempre più frequentemente possiamo allora collaborare in questo senso con le scuole e con tutte le realtà sociali che come noi credono nell’insegnamento del nostro maestro.

Grazie mille Presidente. La saluto con un duplice augurio: il primo è quello di potersi rivedere al più presto di persona, perché questo significherebbe un miglioramento della tragica situazione che stiamo attraversando; il secondo è un sincero augurio di buon lavoro, perché credo che la Fondazione don Lorenzo Milani rappresenti una risorsa davvero preziosa per uscire al meglio da questa crisi.