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BARBIANA E LA SUA SCUOLA

un libro da sfogliare, leggere con attenzione sui particolari. Un valore di foto e perle preziose

 

Giugno 2014. Sono passati 47 anni – tre in più della lunghezza della sua vita intera – dalla sua morte allora apparentemente isolata, sia nel mondo che nella sua Chiesa – come cancellata dalla memoria di quasi tutti, ma don Lorenzo Milani (1923-1967) è più vivo che mai, come una nuova vita.

Le sue intuizioni sulla libertà di parola anche all’interno della obbedienza alla Chiesa, sulla necessità della liberazione dei poveri tali perché in possesso di poche “parole” rispetto a quelli ritenuti ricchi perché privilegiati, trovano riscontri sempre nuovi.

E’ stato autorevolmente ricordato, di recente, che non solo Lui non ha mai disonorato la sua Chiesa, ma che anch’essa, pur nei momenti del contrasto più duro per incomprensioni del suo vescovo, abissalmente lontano da Lui per cultura e modo di vivere nella Chiesa, e anche di molti ambienti cattolici, non ha mai negato di essere la sua Chiesa…Qui di recente ho documentato che già dieci anni dopo la sua morte, il 25 e 26 giugno 1977 “Avvenire” uscì con due pagine di elogio alla sua testimonianza di fede e di libertà cristiana e precisamente “cattolica”, da prete fino in fondo, anche come “maestro” originalmente inventore di una “scuola” dalle caratteristiche moderne e anticipatrici di mete che non si sono ancora raggiunte…Il tutto, già allora, con una coincidenza casuale, ma ricca di mistero, sulla stessa pagina dello stesso giornale dello stesso giorno: come una piccola rivincita curata dalla Provvidenza, che è capace anche di “giustizia” fin da questa parte della realtà…

Dunque sono arrivati nel corso degli anni libri, ricordi, commemorazioni, pagine di giornale. Oggi un aspetto particolare: l’arrivo di Papa Francesco pare aver riportato in uso linguaggio di chiarezza, capacità di chiamare le cose con il loro nome, scelta degli ultimi e dei poveri come opzione fondamentale richiesta dal Vangelo, e non da mode ideologiche magari un tempo, anche solo apparentemente, vicine…E Don Lorenzo aveva questo “registro” nella sua intera esperienza…

C’è altro di nuovo, oggi? Sì, e di grandissimo livello: cronaca viva, storia di una esperienza, lezione di professionalità, valore di memoria e di contagio liberatore e di forza espressiva. Ho tra le mani “Barbiana e la sua Scuola. Immagini dall’archivio della Fondazione Don Lorenzo Milani”, volume curato da Sandra Gesualdi e Pamela Giorgi, edizioni Aska, pp. 176. Libro da sfogliare, leggere, guardare con l’attenzione sui particolari, dai quali escono come in fila per uno le foto più belle, insieme intime e provocatoriamente pubbliche, di Don Lorenzo uomo, prete, maestro di parole e di vita, innamorato di Dio e perciò anche degli ultimi, i suoi ragazzi che sono attorno a Lui come i pulcini avidi attorno alla chioccia. L’immagine non meravigli: l’ha usata anche Gesù “Maestro” per indicare il suo amore per gli uomini (Mt. 23, 37).

Difficile scegliere le immagini scrivendo, e non potendo a mia volta fotografare le…foto, ma vale la pena di cogliere, pagina dopo pagina, alcune parole di Don Lorenzo, che come didascalie accompagnano le immagini cariche di forza e di evocazione del maestro, ma anche di un’epoca, di un’Italia che fu e che non è più non solo negli aspetti negativi, ma anche in alcuni del tutto positivi: la voglia dei ragazzi di apprendere la vita intera da quella “scuola” del tutto speciale, l’amore del “maestro” che si spende tutto per loro, ogni giorno, ogni ora, e chiede scusa persino a Dio se pare amare loro – i suoi “alunni” figli di fatiche e anche di dolori e di incomprensioni – più di quanto paia a molti che Egli ami Dio stesso…

Ecco allora alcune perle di Don Lorenzo che nel libro accompagnano le bellissime fotografie, ciascuna un gioiello doppio: difficile non scoprire in esse scintille non solo di acume psicologico e sociologico, ma anche di spirito evangelico e radicalmente cristologico…

Non penso che al Giudizio la mia scuola mi verrà iscritta dalla parte dei meriti, ma son convinto invece che essa mi verrà iscritta dalla parte delle opere che hanno già avuto il loro premio. Immense gioie, amicizie, affetti duraturi. E anche se ogni giorno posso constatare coi miei occhi di uomo che i miei allievi hanno acquistato immensi beni proprio nel campo religioso, non posso esimermi neanche per un attimo da un senso di colpa per non saper compiere l’unico atto che considererei essenzialmente e indiscutibilmente religioso, e cioè la rinuncia alla scuola e il ritiro nella preghiera” (Da una lettera a Don Divo Barsotti, Barbiana, 17 settembre 1958)

Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono di essere intelligente. E’ razzismo anche questo”. (Dalla ‘Lettera a una professoressa’)

I ragazzi qui studiano e pensano. Ma anche io studio e penso con loro (…) Normalmente arriviamo alla verità insieme. Quando rimane qualche divergenza, il bene che ci vogliamo ci aiuta a risolverla e a convivere senza tragedie. Perché questo bene è fatto di rispetto reciproco” (Da “Lettera a un amico”, Natale 1965)

La scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde” (Da ‘Lettera a una professoressa’)

I giorni di scuola sono 365 l’anno, 366 negli anni bisestili. La domenica si distingue dagli altri giorni solo perché prendiamo messa” (Lettera dei ragazzi di Barbiana ai ragazzi di Piadena)

Metto per ultima, e per ultima è anche nel libro, a p. 174, questa citazione, dove si vede come a dicembre del 1958, anno del passaggio da Pio XII a Giovanni XXIII e prima dell’annuncio della convocazione del Concilio, don Lorenzo declinava un linguaggio evangelico, alla radice strettamente cristologico e moderno, per nulla esclusivo e clericale, che oggi appare spesso anche nelle “parole del mattino”, e non solo, di Jorge Mario Bergoglio. Qualcuno – a cominciare da Giovanni Battista, vero? – può essere per gli altri un anticipo dei tempi futuri. Ecco la perla conclusiva del libro:

Egli ci ha detto: ‘Andate e evangelizzate’ Non ha detto “andate e convertite’ Io non credo che nel mio libro – ovviamente parla di “Esperienze Pastorali”, che come noto ebbe accoglienza piuttosto travagliata, Ndr – mi sia scappato detto che possiedo la chiave della conversione del mio popolo. Della conversione del mio popolo non mi do invece nessun pensiero, è cosa di Dio e della libertà dei singoli e sulla quale non possiamo in nessun modo influire”.

Difficile, leggendo, pensare che Francesco abbia del tutto ignorato la vita e la lezione di Don Lorenzo Milani…Se fosse così si dovrà pensare che “la colpa” è del modello, a scelta: da San Paolo in poi, tutta la schiera dei Santi veri…

Giovanni Gennari