venerdì, Aprile 19, 2024
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Lettere di Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana

Lettere di Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana
A cura di Michele Gesualdi
Edizioni Paoline

 

 

 

 

 

Dall’introduzione:

Le lettere hanno squarciato veli e pregiudizi.

Dalle lettere si vede nascere l’uomo nuovo, modellato dall’impatto di un mondo che non conosceva……. vediamo don Lorenzo gradualmente passare da prete dei poveri al prete maestro ed educatore povero che da voce ai senza voce.

La gente di Barbiana ha saputo ricevere da don Lorenzo gli strumenti culturali che lui possedeva, ma ha saputo anche dare a lui occhi e orecchi nuovi, che non lo hanno fatto chiudere nel destino del ricco benefattore dei poveri.

Così a barbiana l’utopia si è fatta realtà, quel niente è diventato voce alta e forte che ha parlato molto lontano sia come luogo che come tempo.

A UN GIOVANE COMUNISTA DI SAN DONATO

San Donato a Calenzano 1950

Caro Pipetta,

ogni volta che ci incontriamo tu mi dici che se tutti i preti fossero come me, allora……

Lo dici perchè tra noi due ci siamo sempre intesi anche se te della scomunica te ne freghi e se dei miei fratelli preti ne faresti volentieri polpette. Tu dici che ci siamo intesi perchè t’ho dato ragione mille volte in mille tue ragioni.

Ma dimmi Pipetta, m’hai inteso davvero?

E’ un caso, sai, che tu mi trovi a lottare con te contro i signori. San Paolo non faceva così.

E quel caso è stato quel 18 aprile che ha sconfitto insieme ai tuoi torti anche le tue ragioni. E’ solo perchè ho avuto la disgrazia di vincere che……

Mi piego, Pipetta, a soffrire con te delle ingiustizie. Ma credi, mi piego con ripugnanza. Lascia che te lo dica a te solo. Che me ne sarebbe importato a me della tua miseria?

Se vincevi te, credimi Pipetta, io non sarei più stato dalla tua. Ti manca il pane? Che vuoi che me ne importasse a me, quando avevo la coscienza pulita di non averne più di te, che vuoi che me ne importasse a me che vorrei parlarti di quell’altro Pane che tu dal giorno che tornasti da prigioniero e venisti colla tua mamma a prendelo non m’hai più chiesto.

Pipetta, tutto passa. Per chi muore piagato sull’uscio dei ricchi, di là c’è il Pane di Dio.

E’ solo questo che il mio Signore m’aveva detto di dirti.

Ora che il ricco t’ha vinto col mio aiuto mi tocca dirti che hai ragione, mi tocca scendere accanto a te  e combattere il ricco.

Ma non me lo dire per questo, Pipetta, ch’io sono l’unico prete a posto. Tu credi di farmi piacere. E invece strofini sale sulla mia ferita.

E se la storia non mi si fosse buttata contro, se il 18…… non m’avresti mai veduto scendere là in basso a combattere i ricchi.

Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione.

Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione.

Ma come è poca parola questa che mi hai fatto dire.

Come è poco capace di aprirti al Paradiso questa frase giusta che tu m’hai fatto dire. Pipetta, fratello, quando per ogni tua sconfitta io patirò due sconfitte, Pipetta quel giorno, lascia che te lo dica subito, io non ti dirò più come dico ora: “Hai ragione”. Quel giorno finalmente potrò riaprire la bocca all’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: “Pipetta hai torto. Beati i poveri perchè il Regno dei Cieli e loro”.

Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò.

Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo: “Beati i ……fame e sete”.